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Aflatossine nel latte di vacca: i rischi di usare mais e soia importati nell'alimentazione bovina

Aspergillus Flavus, muffa responsabile della contaminazione con aflatossine dei mangimi zootecnici. Fotografia al microscopio elettronico tratta da http://www.bs.izs.glauco.it/izs_bs/allegati/1383/Micotossine.pdf  Pannocchia di mais contaminata da aflatossine - Foto tratta da http://www.agricoltura24.com

 Aspergillus Flavus al microscopio elettronico
Muffa produttrice di aflatossine.

Fotografia al microscopio elettronico tratta da
http://www.bs.izs.glauco.it/izs_bs/allegati/1383/Micotossine.pdf

 Pannocchia di Mais infestata da muffe produttrici di micotossine.

Foto tratta da http://www.agricoltura24.com

 

Fotografie tratte da http://www.bs.izs.glauco.it e http://www.agricoltura24.com
Leggete questo articolo e scoprirete perché i prodotti agricoli NON SONO tutti uguali.


Agriturismo a Siracusa: la nostra azienda agricola preferisce integrare l'apporto energetico e proteico della dieta delle bovine da latte rispettivamente con l'orzo e con il pisello proteico coltivati sui propri terreni, piuttosto che acquistare, magari a prezzi più bassi, mais e soia importati e a rischio di essere contaminati con aflatossine.


Se da un lato ci ispiriamo ai principi della Dieta mediterranea quando cuciniamo per gli ospiti del nostro ristorante, dall'altro applichiamo la stessa filosofia alle pratiche agronomiche che usiamo per coltivare gli ingredienti che poi serviamo in tavola.

 

Tra le principali caratteristiche della Dieta Mediterranea (oltre all'abbondante assunzione di fibra e di antiossidanti), c'è la preferenza per gli alimenti poco trasformati e non lungamente conservati.

Alcuni dei rischi per la salute umana derivanti dall'alimentazione di tipo nordeuropeo derivano dall'esigenza di consumare cibi importati. Molti dei prodotti che si consumano in quei paesi, infatti non si possono coltivare in loco per ragioni climatiche.

 

Importazione significa fondamentalmente due cose: trasporto e stoccaggio. Per superare indenni queste due fasi i prodotti alimentari sono spesso trasformati dall'uomo:
a - manipolandone la genetica (è questo il caso dei pomodori selezionati geneticamente per avere la buccia più dura e quindi meno suscettibile a danneggiarsi con gli urti)
b - raccogliendoli a stadi di maturazione subottimale dal punto di vista nutrizionale (gli stessi pomodori si raccolgono più verdi - quindi meno maturi e meno ricchi di vitamine e di antiossidanti - perché la polpa della bacca acerba è più dura e tende di meno ad ammaccarsi con gli scossoni che riceve durante il viaggio)
c - usando sostanze chimiche in campo per abbattere il carico microbico sulla superficie dei frutti e prevenire i marciumi durante il trasporto.

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A tutto questo la filosofia della Dieta Mediterranea si contrappone raccomandando di consumare:
- i prodotti stagionali
- i prodotti locali
- i prodotti meno trasformati
- i prodotti al massimo grado di maturazione (più ricchi di nutrienti e di antiossidanti).

 

Laddove le pratiche dell'agricoltura si discostano da queste raccomandazioni nascono rischi concreti per la salute umana. Tra i più conosciuti per le conseguenze tossicologiche, specie sui consumatori più giovani, c'è la presenza di AFLATOSSINE NEL LATTE (cliccando su questo link troverete un articolo molto interessante del Sole 24 Ore sul modo in cui le aflatossine passano dal mais al latte di vacca).

Per soddisfare le intense richieste metaboliche di energia e di proteine della vacca in lattazione molte aziende siciliane acquistano i due prodotti che garantiscono la più alta conversione dell'alimento in carne e latte: il mais e la soia.

Per sfruttare al massimo le prestazioni zootecniche e per ottimizzare il vantaggio offerto dai prezzi che le multinazionali dell'agricoltura possono praticare grazie alle loro economie di scala, mais e soia sono acquistati sotto la forma di farine pronte all'uso da miscelare alla razione delle vacche. Il motivo è che la farina è molto più facilmente digeribilie rispetto al seme intero che l'animale dovrebbe masticare. Le particelle triturate a macchina, infatti, espongono agli enzimi digestivi una superficie di gran lunga maggiore rispetto a quella del prodotto masticato. Il risultato è un più alto grado di assorbimento e un ulteriore aumento della conversione del foraggio in carne e latte. Costi più bassi, dunque, e produttività maggiore.
La precedente prassi di usare farine di carne miste al fieno è stata abbandonata solo dopo i noti fatti legati al morbo della mucca pazza, che infatti è la versione bovina di una malattia umana difusa tra le popolazioni che praticano il cannibalismo.

 
Né il mais né la soia si possono coltivare in Sicilia: terreno e clima non sono adatti.
 
Queste le conseguenze:

a - Nella maggior parte dei casi mais e soia sono provenienti da piante geneticamente modificate in paesi in cui questa pratica è legale. In barba a qualsiasi certificazione, le partite OGM Free destinate all'Italia sono miscelate a quelle OGM dato che a oggi la frode è quasi impossibile da smascherare;
b - Le tecniche di agricoltura intensiva praticate dalle multinazionali sementiere ottimizzano le produzioni ma sono più esposte allo sviluppo di muffe produttrici di MICOTOSSINE (sostanze a documentato effetto cancerogeno).
c - Le muffe già presenti in campo si moltiplicano pesantemente durante le molteplici fasi di trasporto e di stoccaggio. A parte il trasporto e lo stoccaggio a cura del venditore, infatti, un'azienda agricola deve acquistare grossi quantitativi di mangimi per poter spuntare prezzi vantaggiosi, e dovrà a sua volta stoccarli a lungo, con ulteriore proliferazione delle muffe e aumento della concentrazione delle aflatossine.
d - Per aumentare la digeribilità degli alimenti, i semi di mais e di soia sono venduti sotto forma di sfarinati, come dicevamo sopra, perché le microscopiche particelle di farina offrono una superficie maggiore all'attacco degli enzimi digestivi degli animali. Lo stesso però avviene a vantaggio degli enzimi delle muffe produttrici di micotossine, che sulle farine si moltiplicano ancora meglio.
 
 
Il paradosso è che per ragioni di mercato questo fenomeno è considerato INEVITABILE!
 
 
I limiti di legge sulla presenza di aflatossine nel latte sono stabiliti tenendo conto del fatto che "ci devono essere per forza" e non se ne può fare a meno.
 
Di seguito spieghiamo  perché le nostre pratiche agricole e di allevamento sono diverse.
 
 
A - I nostri foraggi sono coltivati in regime di Biologico certificato;
 
 
B - L'integrazione proteica e glucidica della razione alimentare delle nostre lattifere è fatta usando orzo e "pisello proteico", rispettivamente un cereale e un legume meno produttivi rispetto a mais e soia, ma che noi possiamo coltivare personalmente sui nostri terreni (no viaggio in nave, no stoccaggio in silos pre-vendita, no riduzione in farina pre-vendita).
 
 
C - Questo comporta un abbattimento sostanziale della concentrazione di AFLATOSSINA B1 nei mangimi che si converte in una più bassa concentrazione di AFLATOSSINA M1 nel latte.
 
 
D - I nostri mangimi non sono sfarinati (il ché comporterebbe per noi un vantaggio in termini di produttività degli animali), ma solo schiacciati meccanicamente. Meno superficie di attacco per la digestione significa una minore produttività dell'animale, ma anche minore suscettibilità all'attacco delle muffe. Inoltre schiacciamo personalmente con un semplice mulinetto meccanico a rulli i semi dei nostri mangimi subito prima di somministrare la razione agli animali. Non conserviamo quindi a lungo né la farina, né tantomeno il seme schiacciato. Durante il periodo di conservazione, dunque, il seme sfrutta la protezione antifungina fornita dalla natura.
 
 
E - I foraggi prodotti in azienda non viaggiano su gomma, né in aereo, né in nave, con conseguente risparmio energetico e minore produzione di CO2.
 
 
F - I nostri mangimi sono CERTAMENTE esenti da OGM. Non sorge nemmeno il dubbio perché si tratta di sementi con un volume di vendita così basso da rendere perfino  antieconomico, da parte di una grande industria della genetica, sviluppare su di esse pratiche di ingegneria genetica.
 
 
Concludiamo dicendo che in diverse sezioni di questo sito avete avuto modo di leggere che il nostro allevamento bovino è uno dei pochi della zona che può vantare un certificato di "Salute e benessere degli animali". Ogni animale gode infatti della possibilità di vivere in un ambiente spazioso e conforme alle sue esigenze. Poniamo la stessa attenzione nel preparare la razione alimentare delle nostre lattifere e, come sempre accade, il rispetto che offri agli animali che allevi ti viene restituito in termini di qualità superiore delle produzioni. In questo caso, però, si tratta anche di risultati importanti sotto il profilo della sicurezza alimentare contro i rischi per la salute del consumatore finale derivanti dalla presenza di aflatossine nei mangimi e quindi nel latte.